La prima donna a prendere la patente

07 Marzo 2023

prima donna prendere patente

Ecco chi fu la prima donna a prendere la patente. La “licenza per la conduzione di veicoli” fu concessa nel 1907 ad Ernestina Prola, originaria di Exilles, piccolo borgo della Val di Susa in provincia di Torino dove era nata nel 1876, e moglie di un ingegnere delle ferrovie. Era un documento rilasciato dalla Prefettura con il controllo del Genio Civile indispensabile per poter guidare le poche vetture allora circolanti che era stato istituito con il regio decreto regio n. 416 del 28 luglio 1901.

Fu solo con la legge nº 798 del 30 giugno 1912 che si ebbe il perfezionamento della norma in materia, che determinò le disposizioni sulla circolazione delle automobili e che per la prima volta parlò di “certificato di idoneità alla guida”, antesignano della patente come oggi la intendiamo.

Francesca Mirabile Mancusio fu la prima donna italiana ad averla ottenuta. Nata nel 1893 a Caronia, in provincia di Messina, tra i monti Nebrodi ed il mare, da una ricca famiglia borghese di possidenti terrieri, nel 1913, a soli vent’anni, riuscì a conseguire, dalla Prefettura di Palermo, l’ambitissimo “certificato di idoneità a condurre automobili con motore a scoppio”, dopo aver precedentemente ottenuto il certificato di abilitazione presso il locale “Circolo Ferroviario d’Ispezione”. Si racconta che, alla domanda dell’esaminatore all’esame di guida, avvenuto sul Monte Pellegrino a Palermo, relativamente a come si sarebbe comportata se si fossero rotti i freni, rispose “Mi affido al Signore”.

Figlia del cavalier Luigi Mancusio, originario di Capizzi, Francesca andò in sposa all’avvocato Ignazio Mirabile, anch’esso di famiglia benestante. L’auto, una preziosa Isotta Fraschini, fu un regalo del padre, che l’acquistò nel 1909 all’esorbitante cifra, per l’epoca, di 14.500 lire.  Era una donna eclettica, rivoluzionaria ed antesignana di un modo di vivere decisamente moderno e fuori dagli schemi. Nel suo diario personale, ricco di particolari che rimandano ad una narrazione colta, ricca e affascinante, descrisse lo stupore e lo scalpore di quando per la prima volta, con quel mezzo, inimmaginabile per gli uomini del tempo ed assolutamente inaudito per una donna, si recò a Capizzi. I contadini che la videro sfrecciare la percepirono come una sorta di presenza aliena, pertanto le attribuirono una violentissima grandinata, avendo interpretato l’evento della sua passeggiata con l’auto come decisamente nefasto e contro natura.

Nel 1953 Francesca Mancusio, che preferiva farsi chiamare Nella, fece dono della vecchia Isotta Fraschini e della sua patente al Museo dell’Automobile di Torino.

 

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